Esperienze di un cammino
di Elisa Casagrande
Tra i luoghi cari a San Francesco nella valle del Tevere, lungo le pendici e attraverso la dorsale dei Monti Amerini, e nella terra dei Protomartiri Francescani, in provincia di Terni.
Presentazione
Siamo due “pellegrinette toscane”! Il vezzeggiativo è d’obbligo perché pellegrini non si nasce, si diventa camminando e scoprendo che quel camminare trasforma la tua anima, il tuo cuore, il tuo modo di guardare alla vita e alle cose; per questo abbiamo ancora molti passi da fare prima di raggiungere la qualifica e la meta di pellegrine “autentiche”!
Anche quest’anno abbiamo deciso di metterci in cammino, per offrire a Dio, nostro Padre, un po’ delle nostre ferie estive.
La nostra storia come pellegrinette, inizia alcuni anni fa, con il cammino di Santiago di Compostela, da allora abbiamo incrociato le strade di chi diventerà la nostra guida, nei cammini che poi si sono succeduti a quello. Giancarlo Guerrini, appartenente alla confraternita di S. Giacomo Apostolo, a Perugia, è uno studioso di Amelia, appassionato di archeologia, e fondatore dell’associazione: “Cammino della Luce”; con lui e tramite le sue indicazioni, abbiamo iniziato a camminare anche in Italia, nelle vie dell’Amerina, sui passi dei pellegrini che andavano a Roma.
Itinerario francescano
Quest’anno abbiamo percorso i sentieri attraversati da S. Francesco e dai suoi frati.
Siamo partite insieme a Giancarlo, che anche in questa occasione è stata la nostra guida esperta lungo il cammino; siamo partiti da Amelia il 22 luglio e il nostro itinerario si è sviluppato per circa 200 km, nei territori, dell’Umbria ternana, luoghi ricchissimi della presenza del Poverello di Assisi, e ancora sconosciuti al turismo di massa.
Amelia, che ha avuto 4 conventi francescani di cui 2 ancora attivi, quello dell’Annunzia e quello dei Cappuccini, e dove ha vissuto per un certo periodo anche San Massimiliano Kolbe (presso l’episcopio quando era vescovo di Amelia il francescano mons.Francesco Maria Berti) al quale è stata dedicata da pochi anni una nuova chiesa. Amelia in cui venne istituito un Monte di Pietà, tra i primi in Italia, in seguito alla predicazione dei frati francescani e dove ha soggiornato San Bernardino da Siena di cui recentemente sono state pubblicate alcune sue prediche fatte proprio nella chiesa di San Francesco di Assisi nella città di Amelia. A Lugnano in Teverina, si ricorda il miracolo dell’anatra e il lupo. Alviano, ove è avvenuto il miracolo delle rondini. Guardea, dove si trovano i resti dell’Eremo di Santa Illuminata, dove probabilmente ha soggiornato S.Francesco, e dove sicuramente è vissuto per un certo periodo anche fra Ginepro.
Castel S. Angelo in Pantanelli di Baschi, nei pressi del Tevere e del Lago di Corbara, antico e bellissimo convento donato a S. Francesco da una nobile famiglia del posto: qui Jacopone da Todi ha scritto lo Stabat Mater, qui è passato ed ha soggiornato a lungo S. Bernardino da Siena!!!
E adesso… Questo luogo speciale, caro a Francesco, è ormai quasi abbandonato, e bisognoso di restauro.
…”Francesco, va ripara la mia casa…, non vedi che rovina…”
In questo convento, come anche a S. Illuminata, si può ancora vedere il volto di una Chiesa che ha tuttora bisogno di essere ricostruita nelle sue mura e nella sua spiritualità, come ai tempi del Santo. Abbiamo sperimentato la povertà e la semplicità di S. Francesco, la gioia dell’essenziale e l’amicizia fraterna .
Da Terni abbiamo continuato il nostro itinerario, percorrendo il Cammino dei protomartiri Francescani. Siamo partite dalla Chiesa di Santa Maria della Pace, (dove si trova il ciclo pittorico sulla storia dei primi martiri dell’ordine, uccisi in Marocco). Abbiamo attraversato le città natali di Berardo, Adiuto, Accursio, Pietro e Ottone, compagni di S. Francesco: Stroncone, Aguzzo, Calvi dell’Umbria, Narni e S. Gemini, fino a raggiungere le loro reliquie conservate nel santuario di S. Antonio a Terni, dove si è concluso il nostro cammino nel giorno del Perdono di Assisi.
Tra i bellissimi luoghi francescani visitati, non potremo mai dimenticare l’Eremo di S. Urbano, dove si sente ancora il respiro di S. Francesco; a questo si uniscono altri luoghi della spiritualità e della nostra tradizione cristiana: S. Cassiano, S. Simeone, . S. Michele Arcangelo, Santa Pudenziana, ed altri ancora.
Ospitalità
Questo cammino è molto bello e ricco, sia spiritualmente che culturalmente; purtroppo, senza una vera ospitalità dedicata, rischia di non poter essere praticato. Se i punti forza di questo cammino, sono i luoghi di S. Francesco, i punti deboli sono l’accoglienza e l’ospitalità che pensavamo di trovare. Come pellegrine non volevamo scendere al compromesso del bed and breakfast, ma nell’intero percorso, solo a Narni nell’Ostello di S. Anna (convenzionato per i pellegrini a 10 euro a notte) abbiamo trovato un posto dove dormire. Qui siamo state accolte cristianamente, grazie alla responsabile che si è fatta strumento di Dio per noi.
Il nostro punto di appoggio è sempre stato l’Ospedale per pellegrini di Amelia della “Fondazione del Cammino della Luce”; qui dobbiamo ringraziare Giancarlo che spesso come S. Cristoforo ci traghettava lì, a fine serata, dove potevamo avere doccia e letto con donativo libero e non obbligatorio alla Confraternita.
Ringraziamo anche Fabio di Baschi che ci ha permesso di dormire a Pantanelli, nel loggiato esterno del convento, perché dentro è bisognoso di restauri e permessi della provincia francescana. Grazie anche a Don Matteo che ci ha ospitato a Terni nella palestra della parrocchia di nostra Signora di Fatima in Gabelletta di Cesi.
Vita da pellegrini
Siamo partite sapendo che il pellegrino deve semplificare la vita e ridurre all’essenziale le cose che porta nello zaino, confidando nella provvidenza di Dio. Il pellegrino, non chiede e non pretende ma
ringrazia anche per un sorriso o un semplice bicchiere d’acqua.
Non c’è mai mancato nulla, né il cibo spirituale, né quello materiale. Spesso trovavamo una messa sul luogo di arrivo o di partenza. I pasti che consumavamo nel cammino erano essenziali: pane, acqua e mortadella. Questa sobrietà anche nel gusto, ci ha permesso di mangiare lo spezzatino che ci ha cucinato Giancarlo nel suo ospedale, come uno dei piatti più buoni assaggiati nella nostra vita. Il cammino ci ha richiesto anche un po’ di spirito di sacrificio e adattabilità: sia alle intemperie che alla semplicità dei luoghi che ci hanno ospitato (tra cui, in qualche luogo la mancanza della doccia!)
La segnaletica
Il cammino non è ancora tutto segnalato: la prima parte dei monti amerini è percorribile solo utilizzando la carta topografica e seguendo le istruzioni di Giancarlo, reperibili nel sito “Cammino della luce” dove lui ha tracciato il percorso. camminodellaluce.it
Nella seconda parte, quella dei protomartiri francescani, la segnaletica è molto puntuale, ma non sempre visibile e chiara (anche se al nostro passaggio era ancora in via di allestimento). A volte ci siamo persi, ma prontamente il responsabile del Cammino dei Protomartiri, Alessandro, ci ha riportato nel tracciato ( per maggiori informazioni camminoprotomartiri.it o Confraternita dei Romei di San Michele Arcangelo- Terni).
Inoltre alcuni percorsi che salgono sulla montagna e si inoltrano nei boschi, sono impervi e faticosi. Ci sono poche fonti o luoghi dove rifornirsi d’acqua, ma spesso queste difficoltà sono proprio quelle che ci mettono alla prova e che danno valore alle cose semplici.
Considerazioni finali: la mia testimonianza
Come sempre alla fine del percorso, ritorniamo con gli zaini più leggeri, ma con il cuore più ricco, per il cammino spirituale vissuto. Potrebbe sembrare strano vivere un’esperienza “mistica”, nella fatica concreta di un percorso fatto a piedi. Certo, se vogliamo vivere dei giorni di esercizi spirituali e orazioni profonde, il cammino potrebbe sembrare per molti, poco adatto, dispersivo, insomma un percorso spirituale di serie “B”. Eppure, nella mia esperienza, posso affermare che il pellegrinaggio a piedi è un tempo di preghiera e di conversione.
Tommaso da Celano dice che S. Francesco “riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime dialogava spesso ad alta voce con il suo Signore […] Non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente”.
Così anche per noi il cammino diventa preghiera di un corpo, che offre a Dio, la stanchezza, l’arsura, la fame, il sonno, la sete. Un corpo che si ribella alle esigenze del percorso, alle salite e ci chiede di allargare il cuore, per non mollare!
Il pellegrinaggio è anche la preghiera lamentosa, il borbottare continuamente a Dio per la meta alla quale sembra di non arrivare mai, è il lamento indispettito verso chi ci sta accanto, quando si sbaglia strada! E’ un percorso di conversione! E’ un pellegrinaggio dentro di noi, che mette in luce i punti deboli del nostro carattere, sui quali lavorare. E’ figura del popolo di Dio, pellegrino sulla terra, che non ha sempre ricevuto accoglienza, che come il suo Maestro non ha un luogo dove appoggiare la testa! Che giungerà alla Terra Promessa: il cuore del Padre.
Ecco, che il pellegrinaggio diventa un’esperienza “mistica”! Ci conduce ad espropriarci dei tantissimi bisogni che abbiamo, delle sicurezze e comodità per offrirle a Dio insieme a noi stessi, a tutto il nostro essere, ecco che si “ascende”. Scopriamo, che qualcuno già ci attende, anche Lui si è messo in cammino per incontrarci!
Non io cercavo Lui, ma lui cercava me, stava aspettando che sfinita, mi abbandonassi sulle Sue ginocchia.
E’ il Padre che ho trovato nel silenzio del Santo Speco di S. Urbano di Narni.
E’colui che mi ha mandato persone che sono venute a darmi le indicazioni quando sbagliavo strada; mi hanno dato da mangiare e da bere, mi hanno fatto accomodare in casa loro senza che glielo avessi chiesto.
E’ quel Padre che giunte alla meta, ci ha accolte in un frate e ci ha lasciato una semplice regola di vita, per continuare a camminare con Lui.
Come ci ha spiegato il santo frate che ci ha accolto, nei momenti di crisi sopravvive solo chi ha una regola di vita:
1. PREGA quotidianamente, vivi la S. Messa la domenica, confessati una volta al mese;
2. COLTIVA LE RELAZIONI (tra marito e moglie, genitori e figli, amici, concittadini, etc.), dagli priorità sugli altri impegni
3. LAVORA, con impegno, competenza, professionalità ed onestà, ma dai ad ogni cosa il giusto tempo …..e VIVI IN PACE!
Grazie a Dio, per il cammino, per tutte le persone che ci hanno permesso di farlo. Coraggio, a chi lo promuove, e a chi vuole partire e prendersi un tempo per Dio, non è tempo perso!
Elisa Casagrande (Montepulciano)